11/04/2013 - La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, nella seduta del 11 aprile scorso, ha elaborato una serie di emendamenti al provvedimento sul pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione varato dal Governo: il disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 35/2013: “Disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della pubblica amministrazione, per il riequilibrio finanziario degli enti territoriali, nonché in materia di versamento dei tributi degli enti locali”. Gli emendamenti sono stati presentati, in sede di Audizione, alla Camera dei Deputati nella Commissione speciale per l’esame degli atti di Governo, e al Governo in sede di Conferenza Unificata. In particolare, la difficile situazione economica e l’incerta evoluzione del contesto istituzionale e finanziario richiedono un incisivo impegno di tutti gli enti coinvolti nel risanamento dei conti pubblici coniugando il rigore e l’equilibrio di bilancio con politiche di sviluppo e crescita. Le Regioni ritengono che, nella coerenza e nel rispetto degli impegni di ciascun livello di governo tesi alla salvaguardia delle finanze pubbliche e alla revisione delle modalità di erogazione della spesa pubblica, si debbano mettere in campo tutti gli sforzi necessari per assicurare risorse idonee a favorire un parallelo percorso di rilancio dell’economia anche attraverso la riduzione delle sofferenze di imprese e soggetti che vantano crediti nei confronti della Pubblica Amministrazione.
Le Regioni ritengono sia necessario individuare percorsi, anche innovativi e negoziali che consentano di utilizzare incisivamente gli strumenti esistenti nel quadro unitario della finanza pubblica. Appare evidente che il risanamento dei conti pubblici non possa prescindere da una contemporanea crescita economica cui contribuire attraverso la sinergia delle risorse, anche marginali, attribuite alla responsabilità degli enti territoriali.
La riduzione delle sofferenze di imprese e soggetti che vantano crediti nei confronti della Pubblica Amministrazione è uno dei temi prioritari per il Governo che necessita di risposte immediate, concrete e risolutive e la proposta delle Regioni va in questa direzione con il massimo utilizzo della capacità di spesa fermo restando gli obiettivi di finanza pubblica.
In questo contesto appare condivisibile operare anche nell’ambito dei limitati e compressi spazi del Patto di Stabilità Interno tali da valorizzare le best practices territoriali sia in termini di riconoscimento della virtuosità nella gestione delle risorse pubbliche sia per porre in risalto le capacità negoziali che il territorio stesso ha manifestato.
Il decreto fornisce alcune risposte alle necessità di pagamento dei crediti vantati dal settore produttivo e, comunque, tale contributo potrà essere migliorato utilizzando anche gli spunti che le Regioni ritengono di mettere a disposizione del Parlamento e del Governo.
Innanzitutto occorre considerare la necessità di rendere compatibili i sistemi e le procedure previsti dalla legislazione vigente con quelli introdotti dal decreto-legge con particolare riferimento alle esigenze di interrelazione fra i piani di rientro delle Regioni in disavanzo per la spesa sanitaria ovvero dai programmi di stabilizzazione finanziaria intrapresi da talune Regioni con riferimento alle altre spese e la gestione della liquidità derivante dall’utilizzo degli strumenti stabiliti nello stesso decreto così da non allentare l’efficacia prodotta dai predetti programmi di razionalizzazione della spesa.
In questa chiave si tratta peraltro, di rendere virtuoso, a livello nazionale l’utilizzo della liquidità del sistema in maniera da non discriminare in ordine a livello istituzionale debitore e alla collocazione territoriale del debito.
Si impone, pertanto, la necessità di reingegnerizzare i processi di regolazione dei flussi finanziari di cassa dal Governo centrale agli enti territoriali dalla delicata dimensione costituita dalla spesa sanitaria fino alla attenzione da dedicare alle risorse assegnate ai Comuni delle Regioni a Statuto ordinario confinanti con quelle a Statuto speciale affinché lo sforzo di sistematizzazione dei debiti della Pubblica amministrazione avviato con questo decreto non venga vanificato dall’attuale quadro procedurale e normativo che ha prodotto le criticità.